La storia del piccolo porto di Cortellazzo si sintreccia e si sviluppa dalle vicende della Serenissima Repubblica di Venezia che vide in questo territorio il punto perfetto per la realizzazione di un’opera volta a snellire la rete commerciale che collegava la potenza marittima al Friuli. Per favorire i traffici acquei tra le due zone si decise, infatti, di iniziare la costruzione di un canale, il canale Cavetta (1596), che collega il fiume Sile al fiume Piave, permettendo di velocizzare il commercio fluviale che qui transitava.

Il Piave trasportava verso il mare una grossa quantità di detriti e sabbie che provenivano dai bacini montani, sui quali, al tempo, non erano ancora stati attuati interventi da parte dell’uomo. In quegli anni, dunque, il problema principale che si doveva affrontare era quello di un eccessivo trasporto di materaile sabbioso verso il mare, non solo da parte del Piave, ma anche del Livenza e del Tagliamento. Questo problema rappresentava un disagio decisamente opposto rispetto a quello che caratterizza territorio attuale; la principale preoccupazione di chi oggi si occupa dell'area della foce del Piave e della laguna veneta è, infatti, quella di evitare che le mareggiate trasportino via una larga parte dei sedimenti e della sabbia presente lungo la costa dell’Adriatico depositandola in altre zone. La stessa Cortellazzo è interessata nel periodo invernale da un'intensa azione volta a prevenire tale fenomeno di erosione e a limitarne il più possibile i danni.

Nel 1601 in seguito anche a tali copiosi interventi di miglioramento del territorio, nacque il piccolo villaggio di Cortellazzo, formato inizialmente da un piccolo oratorio intitolat alla Madonna del Rosario (1698), da qualche casa e da un’osteria.

Purtroppo tutti gli sforzi fatti dalla serenissima Repubblica di Venezia per cercare di portare il più lontano possibile la foce del fiume Piave rispetto alla città stessa si rivelarono vani. Il Piave, infatti, aveva la tendenza ad aprirsi un varco naturale nei pressi della località denominata Landrona che sorgeva vicino a Cortellazzo. Proprio in questa zona, nel 1638, una grande alluvione portò il tratto finale del fiume a deviare il suo corso verso Cortellazzo. In seguito a tale rotta, denominata proprio rotta della Landrona, si decise di lasciare che il fiume sfociasse in località Cortellazzo, mettendo così fine alla secolare lotta della Serenissima per cercare di domare e deviare il corso del Piave lontano dalla laguna veneta.

Il canale cavetta e la chiesa a Cortellazzo.

Dove il canale Cavetta si getta nel Piave Nuovo, in prossimità della riva destra del fiume, era presente un forte di origine Veneziana che, in seguito alla caduta della Serenissima, fu utilizzato e rinforzato, prima dai Francesi e, successivamente, dagli Austriaci.

La struttura, detta “Ridotto” nel gergo militare, faceva parte di un sistema difensivo su ampia scala e si collegava alla "Caserma di Santa Croce" di Caorle tramite telegrafo ottico. Le cronache inglesi raccontano che l’avamposto bellico "era un forte guarnito di una batteria di quattro cannoni da 24 libbre, circondato da un profondo fossato e da vari ostacoli fissi disseminati nel terreno circostante, oltre a cavalli di Frisia”.  

Esempio direticolati e cavalli di Frisia lungo la sponda del fiume Piave, nei pressi delponte ferroviario distrutto

Il forte aveva funzione difensiva contro gli attacchi inglesi verso le navi mercantili e i vari vascelli che abitualmente stazionavano nel porto e che collegavano Venezia a Grado, e successivamente a Trieste, tramite canali come il Cavetta e il Revedoli. Il forte fu teatro di alcune battaglie, la più importante delle quali ebbe luogo il 27 agosto 1809.

Il 13 novembre 1809 il porto e il forte di Cortellazzo vennero definitivamente conquistati dagli inglesi, insieme al forte che sorgeva nel porto di Jesolo, sulla foce del Sile. Purtroppo ad oggi non rimane traccia di nessuna delle due costruzioni.

Il Ridotto di Cortellazzo in una mappa austriaca del 1818-1829

Nel corso dei secoli successivi Cortellazzo è stato teatro di molte battaglie importanti e di avvenimenti storici di rilievo, sia durante la Prima Guerra Mondiale che negli anni che la seguirono.

Dopo la guerra il sito di Cortellazzo venne occupato da un piccolo gruppo di pescatori che avevano combattuto durante la guerra e decisero di insediarsi in questi territori lasciati a se stessi. Qui i pescatori costruirono delle baracche di legno ubicate verso la zona del lido ed eressero una piccola costruzione in muratura che divenne la chiesa di Cortellazzo. Gli abitanti di Cortellazzo si affezionarono molto alla figura eroica di Costanzo Ciano e, in seguito a ciò, il partito nazionale fascista decise di intitolare proprio all'eroe di guerra questo piccolo avamposto.

Il piccolo "Villaggio dei pescatori di Cortellazzo", infatti, venne inaugurato nel 1940 ed intitolato a Costanzo Ciano, nominato “Conte di Cortellazzo" per le sue gesta eroiche compiute nel novembre 1917 alla guida di una flottiglia di Mas nel corso della Prima Guerra Mondiale.

"Il villaggio, eretto su programmazione del Partito Nazionale Fascista e del Ministero dei Lavori Pubblici, si sviluppò sulla zona costiera di Cortellazzo, nell'area tra il canale Cavetta e la foce del Piave, estendendosi su un'area fertile e salubre. Esso copriva un'area di 121 mila metri quadri, di cui 90.000 m quadri erano stati adibiti alla costruzione di case ed orti. Tale spazio poteva ospitare, una volta ultimato, 114 alloggi di cui 50 case con relativo terreno agricolo."

All'interno dell'insediamento, trattandosi esso di una città di fondazione, venne costruita una casa del fascio, denominata Casa del Fascio e del Marinaio, donata alla cittadina dal Conte Volpi di Misurata.

LA CASA DEL FASCIO E DEL MARINAIO, archeologia di guerra a Cortellazzo

Quello della casa del fascio era un elemento tipico delle fondazioni ex novo di epoca fascista. Questi edifici, detti anche case littorie o del littorio, ospitavano le sedi locali del PNF. Tale costruzione, nel tempo, divenne una caratteristica irrinunciabile nelle città di fondazione, soprattutto nei borghi rurali.

La Casa del Fascio e del Marinaio di Cortellazzo non faceva eccezione. 

Si presentava come un edificio di tipica architettura veneziana, caratterizzato da un imponente torrione di forma quadrata con arengario. Di fronte alla costruzione, ancora oggi, si apre un grande piazzale alberato di circa 5000 metri quadri, decorato con fontane ed aiuole.

Essa, insieme alla Chiesa e, in talune realtà, al municipio, andava a costituire una sorta di foro per la cittadina di Cortellazzo, mantenendo intatto lo schema di costruzione che il Partito Nazionale Fascista metteva in atto in ogni città, sia che si trattasse di fondazioni ex novo che di avamposti già esistenti.

Il progetto della Casa del Fascio e del Marinaio di Cortellazzo è stato portato a termine dall'ingegnere Fausto Grisi, il quale ideò una tipica struttura di carattere Veneto che si inseriva nel contesto semplice del paesino di pescatori. La costruzione è caratterizzata da un portico molto ampio, con delle arcate che lo abbelliscono, prospetti in mattoni a faccia vista, un ampio terrazzo e una copertura del tetto formata da tegole rosse. Anche la massiccia torre è costruita in mattoni a faccia vista e si sviluppa su una pianta rettangolare per un'altezza di 14 m. Per sottolineare ulteriormente a chi fosse dedicato l'intero complesso abitativo sulla parte più alta della torre campeggia a carattere in rilievo in pietra d'Istria il nome del comandante Costanzo Ciano.

Entrando all'interno dell'edificio ci troviamo davanti ad un’enorme ed imponente sala per le riunioni che misura 14 metri per 7, alla quale è possibile accedere percorrendo dei corridoi, anch'essi molto ampi, posti lungo il lato più corto della costruzione. Questa stanza rispecchia l'anima per la quale essa è stata costruita. Il fabbricato, infatti, era stato pensato per permettere le riunioni del dopo lavoro a scopo ricreativo, gli incontri volti ad amministrare il Villaggio Ciano, per accogliere gli studenti che seguivano lezioni educative, e per ospitare un ambulatorio medico, per il quale era stata adibita un’apposita sala.

Le pareti interne della costruzione erano decorate con raffigurazioni che rimandavano al mondo marinaro e militare, caratterizzato da scene di pesca e di vita nei campi. Il ciclo pittorico, studiato nei minimi dettagli, era stato portato a termine dal pittore Sante Cancian.

Proseguendo nella visita della struttura ritroviamo ulteriori sale. Una prima camera, anch'essa di misure molto ampie (7,2x5,5 metri), alla quale seguono tre ulteriori camere di dimensioni ragguardevoli, probabilmente pensate per accogliere degli uffici e dei servizi. La struttura ospitava un’imponente scala interna costruita in solido legno ed un’ulteriore scala esterna, in pietra d'Istria, che permetteva di accedere al primo piano della torre.

Nel secondo dopo guerra le case del fascio, e tra esse anche la Casa del Fascio e del Marinaio di Cortellazzo, furono devolute allo Stato per effetto delle disposizioni contenute nell'articolo 38 del D. D. L. 27 luglio 1944, n. 159, recante "sanzioni contro il fascismo”.

Bambini durante il doposcuola nel giardino della Casa del Fascio e del Marinaio

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